Come riconoscere un tessuto sostenibile

Come riconoscere un tessuto sostenibile

“Come fai a sapere se la stoffa con cui hai cucito l’abito è sostenibile?” questa è la domanda che molto spesso mi viene posta quando pubblico sul blog o sui social foto di vestiti cuciti da me.

In questo post voglio quindi rispondere a questa domanda perché si tratta di un argomento molto interessante, che può essere utile a tutti voi.

Per prima cosa bisogna chiedersi “da cosa è composto il tessuto?”. 

E’ considerato sostenibile un tessuto che durante la sua produzione non ha:

  • danneggiato l’ambiente
  • interferito con i diritti umani (salari bassi, lavoratori in strutture prive di sicurezza….)
  • interferito con i diritti animali

Quali sono i tessuti non sostenibili?

Poliestere, nylon e acrilici

sono fibre artificiali ricavate da prodotti petrolchimici che vengono assorbiti dalla pelle di chi li indossa . Queste fibre non si distruggono perché sono fatte di plastica, creando tonnellate di inquinamento. Inoltre la produzione di nylon crea ossido di azoto, un pericoloso gas serra.

La viscosa

è una fibra sintetica a base di cellulosa, trattata con sostanze chimiche pericolose. La sua produzione vede anche la distruzione delle antiche foreste per fare spazio alle piantagioni di pasta di legno.

Il tessuto in bambù

è spesso considerato sostenibile, ma questo è vero solo in alcuni casi. Mentre il bambù è una fonte di fibra relativamente sostenibile, il problema è nella produzione del tessuto finale. Il bambù soffice più richiesto è normalmente realizzato allo stesso modo della viscosa, con un processo chimico altrettanto intensivo e insostenibile. Esiste però un metodo alternativo e molto meno dannoso che utilizzando un processo a ciclo chiuso, produce un prodotto commercializzato come Tencel o Lyocel di cui vi parlerò in uno dei prossimi paragrafi.

La seta

è una fibra naturale ricavata dalla larva della falena di seta. Occorrono però migliaia di larve per creare una piccola quantità di seta e per ottenere le fibre i bachi vengono gettati in una vasca di acqua bollente una volta completato il loro duro lavoro.

Quali sono i tessuti sostenibili?

Il cotone biologico

è coltivato con metodi e prodotti che hanno un basso impatto ambientale. Per la sua produzione, vengono utilizzati sistemi di produzione biologica per fertilizzare il terreno e viene eliminato l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, tossici e persistenti nel cotone stesso e nell’ambiente. La produzione di cotone organico viene certificata da organismi terzi che si occupano di verificare che i produttori utilizzino solo metodi e prodotti permessi nella produzione biologica.

Oltre al divieto di utilizzo di pesticidi tossici e fertilizzanti sintetici, il cotone organico, per essere denominato tale, non deve provenire da sementi geneticamente modificate (OGM). In Europa, la normativa che regola la produzione di cotone biologico è il regolamento CE n°834/2007 del 28 giugno 2007.

La lana biologica 

garantisce che pesticidi e parassiticidi non vengano utilizzati né sui pascoli né sugli ovini e che vengano utilizzate buone pratiche culturali e di gestione del bestiame. Sebbene la lana biologica certificata sia ancora piuttosto rara sul mercato, GOTS sembra essere l’unica organizzazione che certifica la lana biologica. Il Responsible Wool Standard (RWS) garantisce che le aziende agricole utilizzino le migliori pratiche per proteggere la terra e che trattino bene gli animali.

La lana di alpaca

è una lana di lunga durata che si ottiene della pecore Alpaca che non necessitano di insetticidi da iniettare nel loro vello, sono abbastanza autosufficienti e non hanno bisogno di essere trattate con antibiotici.

Seta vegana

questo tipo di seta è fatta dai bossoli raccolti solo dopo che le falene sono emerse e si sono trasferite. E’ sempre chiaramente etichettata, quindi non ci possono essere sostituti. Questa opzione etica non è largamente adottata poiché il prodotto finale non è molto morbido.

Il poliestere con materiale di riciclo

Come abbiamo visto il poliestere normale è costituito da petrolio ed è tutt’altro che ecologico. Mentre, sebbene richieda ancora un’elaborazione intensa, le aziende stanno trovando il modo di creare poliestere con bottiglie di plastica riciclata o con tessuto di poliestere riciclato.

Lyocell 

è il nome generico del marchio Tencel. È fatto di pasta di legno, quindi è sia biodegradabile che riciclabile. La produzione di questo tessuto comporta meno emissioni, energia ed uso di acqua rispetto ad altri tessuti più convenzionali. Inoltre è naturalmente privo di pieghe, quindi non è necessario sprecare tempo o energia per stirarlo! Tuttavia, non tutto il tessuto lyocell è realizzato in legno sostenibile, quindi bisogna controllare attentamente le etichette. E, come per gli altri tessuti, bisogna cercare di trovare un prodotto che sia stato tinto con un colorante a basso contenuto di sostanze chimiche.

Il tessuto di soia

è prodotto con i sottoprodotti della lavorazione dell’olio di soia ed è una buona opzione per la biancheria intima e per i reggiseni perché le sue fibre lunghe lo rendono morbido e setoso. Prima di acquistarlo, bisogna assicurarsi che il tessuto di soia sia certificato biologico, sostenibile ed eco-compatibile.

La canapa

è considerata un tessuto ecologico perché non contiene sostanze chimiche. È anche estremamente versatile e può essere utilizzata per creare tessuti resistenti e robusti, anche in corda, o articoli morbidi e delicati. Purtroppo, non è ancora ben regolamentata, il che significa che c’è poco monitoraggio delle sostanze chimiche con le quali il raccolto può venire a contatto.

Il cashmere 

è un tessuto lussuoso, la sua fibra si ottiene dalle capre del Kashmir, una razza originaria dell’Himalaya ma ora cresciuta in tutto il mondo. Forse la cosa migliore da un punto di vista ecologico, è anche la sua duratura.

Tuttavia, il cashmere a buon mercato è diventato popolare ma per mantenere i prezzi bassi, viene trattato con sostanze chimiche e tinto con coloranti cancerogeni, quindi diffidate dai capi low cost che spesso vengono anche miscelati con altre fibre, come il poliestere.

Un vero capo di cashmere è probabilmente un investimento, ma lo terrete per tutta la vita rendendolo uno dei pezzi più ecologici e sostenibili del vostro guardaroba.

Il lino

si ottiene da una coltura che richiede pochissime sostanze chimiche che controllano i parassiti. Cercate la biancheria in lino dalle tonalità naturali o tinta con tinture naturali provenienti un’azienda di tessuti o abbigliamento eco certificata. E fate attenzione al lino trattato chimicamente con fibre economiche.

La fibra di mais Ingeo 

è un nuovo tessuto a base di zuccheri vegetali fermentati, solitamente derivati ​​dal mais. Questa è in realtà una delle sue insidie; dal momento che il mais coltivato in modo tradizionale lascia un’impronta ecologica particolarmente ampia tramite pesticidi e uso dell’acqua. A suo vantaggio però c’è il fatto che la produzione di Ingeo richiede quasi la metà dell’energia necessaria per produrre il cotone organico.

Spero con questo post di avervi dato un’idea seppur abbastanza generica dei principali tipi di tessuto da cui possono essere composti i nostri vestiti. Trovare un tessuto sostenibile al 100% non è così semplice ma l’importante è avere la consapevolezza di quello che si indossa e di come viene prodotto.

Ovviamente non potevo in questo post dilungarmi più di tanto per ogni singolo tessuto altrimenti sarebbe diventato un post troppo lungo e noioso! ma se qualche tessuto vi incuriosisce in modo particolare fatemelo sapere che sul blog o sui social approfondiremo sicuramente

Inoltre, se siete interessati al tema della moda sostenibile vi consiglio di cliccare qui e andrete alla playlist di tutti i post che ho scritto sull’argomento.

Francesca

Fonti:
  • www.greenlivingonline.com
  • www.treehugger.com
  • www.sustainyourstyle.org

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